mercoledì 16 novembre 2011

"Con Monti e Draghi l'Italia è in mano a poteri esterni che ci porteranno alla catastrofe"

Intervista a Giulietto Chiesa a cura di Ignazio Dessì - tiscali.it.


Mario Monti, il presidente del governo tecnico, incaricato di salvare l’Italia dai colpi dello spread, dagli scricchiolii della Borsa e dall’incedere del debito pubblico, insomma dalla crisi, ha annunciato agli italiani che occorreranno molti sacrifici per rivedere il sereno e tornare a crescere. E’ giusto dunque dare con fiducia un contributo nell’interesse generale o bisogna preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con Giulietto Chiesa, il noto giornalista, scrittore e politico, che più volte ha puntato il dito contro i giochi speculativi dei potentati finanziari internazionali.

Giulietto Chiesa, gli italiani devono gioire perché i loro guai stanno per finire o devono preoccuparsi?

“C’è molto di cui preoccuparsi perché Mario Monti è la sintesi e l’emblema di un nuovo governo esterno alla democrazia italiana. Forse è la prima volta che il nostro Paese è governato formalmente da un gruppo di persone espressione di un potere esterno”.


A quale potere si riferisce?
“E’ difficile definirlo in termini sintetici. Formalmente è un potere europeo, sostanzialmente è un potere finanziario che interviene direttamente sulle sorti del nostro Paese attraverso due persone che si chiamano Mario Monti e Mario Draghi. L’uno è il banchiere centrale europeo, l’altro il nuovo capo del governo di questo Paese. Entrambi sono uomini della Goldman Sachs e, per meglio dire, uomini che hanno partecipato alla guida di una delle più importanti banche d’investimento mondiale. Il primo come vice presidente per l’Europa (2002-2005), l’altro come consigliere internazionale (2005). Ora assumono la guida dell’Italia e la lettera Draghi-Trichet, inviata questa estate al nostro governo, di fatto indica ciò che Monti si appresta ad eseguire”.

In poche parole l'unica cosa certa è che i cittadini devono aspettarsi ancora di versare lacrime e sangue. Del resto la Bce ce la sta mettendo tutta per farci capire che il nostro debito è un pericolo per l’economia europea e dobbiamo estinguerlo. E’ giusto che ci dissanguiamo per pagare questo debito?
“No, è assolutamente ingiusto. Questo debito è iniquo e illegale e per questa ragione ritengo che l’Italia non debba pagarlo. Lo dico basandomi su molti dati probanti. L’Italia è uno dei Paesi più sani d’Europa dal punto di vista del debito privato, corrispondente al 42% del Pil, mentre Paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e altri sono in condizioni di gran lunga peggiori. Basti pensare alla Gran Bretagna, che è fuori dall’euro, ma con un debito privato del 103% del Pil, praticamente più del doppio dell’Italia. Addirittura, se facciamo la somma del debito pubblico più il debito privato, scopriamo che l’Italia si trova al secondo posto come stabilità finanziaria dopo la Germania”.


Perciò dipingere l’Italia come una nazione sull’orlo del fallimento non è corretto?
“Presentare l’Italia come una nazione sull’orlo del fallimento è una evidente forzatura. Gli italiani hanno seguito molto meno di altri le favole della globalizzazione, non si sono indebitati, e hanno continuato a lavorare sulla base delle proprie risorse. Lo Stato italiano ha inoltre tra i 300 e i 400 miliardi di debito verso i propri cittadini (che dunque gli hanno prestato i soldi), cosa molto diversa dall’essere indebitati completamente verso l’esterno. Grosso modo abbiamo 750 miliardi del nostro debito imputabili all’intervento di grandi banche d’investimento che hanno acquistato Buoni del Tesoro italiani. Cifra enorme frutto della speculazione. Poi ci sono circa 900 miliardi frutto degli investitori istituzionali italiani sul mercato dei Bot, in parte dovuti alle banche italiane che hanno comprato questi bond e in parte al fatto che, per esempio, tutti i fondi pensione si sono buttati in attività speculative accumulando prodotti tossici. In sostanza siamo di fronte a un debito che va disaggregato. Una parte va ripianata ed un’altra no. La parte da ripagare è quella derivante dal fatto che lo Stato ha speso più del dovuto, e l’ha fatto perché le classi dirigenti hanno consentito ai ricchi di non pagare le tasse. Questa parte del debito va ripianata ma la domanda è chi la deve ripianare?”


Già, chi la deve ripianare?
“La devono ripianare quelli che non hanno pagato le tasse, non il popolo italiano nel suo complesso”.


Chiedere agli italiani grandi sacrifici è quindi ingiusto? Siamo nel pieno di un contrasto tra interessi della finanza e interessi dei cittadini?
“Dicendo che l’Italia è sull’orlo della bancarotta si raccontano un sacco di balle, e chiedendo agli italiani grandi sacrifici per uscire dalla crisi si crea una situazione gravissima di scontro tra le esigenze finanziarie del mercato mondiale e le esigenze della vita di 60 milioni di persone. E io metto in testa le esigenze della vita, dello studio, della salute e del lavoro di 60 milioni di persone”.


Sta forse parlando della crisi di questo capitalismo essenzialmente finanziario, di un modello economico irrimediabilmente logoro?
“Tutti i dati ci dicono che siamo arrivati a un punto di non ritorno. Questa finanza sta creando da 30 anni una gigantesca massa di debito basata su una speculazione forsennata per tenere alti i tassi di crescita della finanza stessa. Non c’è invero nessun rapporto tra questa crescita e l’economia reale, l’attività produttiva, il lavoro e la vita della gente. C’è una massa monetaria, il debito, che cresce su se stessa e tramite se stessa. Questa massa produce un disastro generalizzato e molte banche occidentali ed europee sono fallite tra il 2007 e il 2010, ma sono state ricapitalizzate con denaro fittizio fornito dalla banca centrale del pianeta, cioè dalla Federal Reserve. Nessuno ha fatto azioni contro di loro per farle fallire: sono fallite da sole. Il crollo del sistema finanziario mondiale è già avvenuto per ragioni endogene, secondo le leggi del mercato, cosa per cui quelle banche dovevano essere lasciate al loro destino. Ma in virtù della legge Too big to fail (troppo grandi per fallire) sono state salvate con denaro pubblico e denaro fasullo, cioè inesistente".


E ora, a 5 anni dall’inizio della crisi, siamo di nuovo da capo ed anche il Belpaese rischia.
“Esatto. Tutte queste banche, dopo avere speculato sui mutui facili degli Usa e aver arricchito per 6 anni Wall Street con una gigantesca massa di denaro che arrivava da tutto il mondo, hanno scoperto di essere in fallimento perché quegli asset erano inesigibili. Abbiamo creato un debito superiore a qualsiasi possibilità di chiunque di pagarlo, compresi gli Stati Uniti d’America. Quindi le grandi banche d’investimento americane ed europee cosa hanno fatto? Si sono gettate sui Bot europei perché pensavano che questi sarebbero stati esenti da ogni rischio in quanto coperti dalla Banca Centrale Europea, ed hanno cominciato a comprare a man bassa con fini speculativi i bond europei, scegliendo i paesi più deboli perché i loro Buoni del tesoro offrivano tassi di interesse più alti. Si sono precipitati sulla Grecia, sull’Italia, sulla Spagna, sul Portogallo comprando il debito pubblico di questi stati e mettendoli in circolazione attraverso i derivati, cioè ingigantendoli ulteriormente e portando questi Paesi al disastro. Il disastro greco è stato organizzato dalle banche di investimento internazionali, protette dall’Europa, e con lo stesso meccanismo stanno cercando di creare il disastro italiano”.

Lei ha affermato che siamo commissariati dalla Bce, dal Fmi, ed ha parlato di una sorta di Matrix, un mondo in cui la democrazia è virtuale e non ci sono punti di riferimento per i cittadini i quali, per giunta, spesso non se ne rendono conto. Qual è la pillola da assumere come nel film per rompere il meccanismo? Forse prendere coscienza e mobilitarsi?
“Mi ha tirato fuori le parole di bocca. Stiamo andando verso la catastrofe, una crisi più grande di quella del ‘29. Le banche internazionali si sono scavate la fossa ed ora, per salvarsi, la vogliono scavare a noi. Quindi per sfuggire al disastro bisogna rompere questo meccanismo”.

Come?
“Prima di tutto non pagando il debito, denunciandolo, poi aprendo una discussione in Europa per modificare le regole che l’hanno retta finora. Le prime regole da cambiare sono gli accordi di Maastricht, che costringono gli stati europei a fare ricorso per finanziarsi al mercato speculativo internazionale. Un mercato drogato e impazzito, per cui gli stati diventano drogati e impazziti a loro volta. Inoltre, per rompere questo meccanismo perverso, bisogna creare un movimento internazionale popolare di opposizione che respinga questa linea e dica che questa Europa così com’è va riformata radicalmente, ridiscutendone la costituzione e le regole per andare a un’Europa che tenga conto degli interessi dei popoli".

E se non ci riuscissimo?
"O andiamo in questa direzione dove ci possiamo salvare o andiamo nella direzione che ci propone il signor Mario Monti, quella della catastrofe. Quando Monti e altri ci ribadiscono infatti che adesso dobbiamo sacrificarci perché poi ricominceremo a crescere mentono. Non possono non sapere che questa prospettiva non esiste. Noi andiamo semplicemente verso una recessione di proporzioni anch’esse gigantesche. E questo dimostra che queste persone sono in cattivissima fede”.

Fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/11/11/chiesa-intervista-monti.html?news.

Una lettura geopolitica della Crisi

di Pierluigi Fagan – Megachip.

Un possibile percorso interpretativo della crisi, normalmente trascurato dalla principale corrente dei media, potrebbe passare anche attraverso una lettura delle dinamiche che intercorrono tra blocchi geopolitici.

Osservando una sorta di foto panoramica coglieremo meglio quegli elementi che nelle immagini troppo di dettaglio della crisi tendono a sfuggire.



Seguiamo questa ipotesi:


Con il peggiorare della situazione spagnola e francese (ma è di oggi l’attacco al Belgio, all’Olanda e all’Austria) è ormai chiaro che la crisi di sfiducia dei mercati è sistemica: è nei confronti dell’Euro – Europa e non nei confronti di uno o due paesi.

Chi sono i “mercati”? Di essi si possono dare due descrizioni. La prima è quella tecnica, ovvero la sommatoria di singole azioni di investimento prese in base alle informazioni disponibili. I mercati sono storicamente affetti da sindrome gregaria, per cui se una massa critica (quantità) o qualificata (qualità) si muove in una direzione, tutto il mercato la segue. Ciò adombra una seconda descrizione possibile ovvero quella dell’interesse strategico che una parte dotata di impatto quantitativo e qualitativo potrebbe avere, trascinando con sé il resto del mercato. I mercati, di per loro, non hanno interesse strategico: si muovono nel breve termine. Alcuni operatori di mercato però (banche e fondi anglosassoni) potrebbero avere interessi strategici e soprattutto essere in grado di perseguirli sistematicamente (rating, vendite alla scoperto, calo degli indici, rialzo dello spread, punizioni selettive, operazioni sui CDS, manovrare non solo i mercati ma - data l’importanza che questi hanno - l’intera vicenda sociale e politica di una o più nazioni. Tali comportamenti non solo perseguono un vantaggio a lungo periodo di tipo geostrategico ma garantiscono anche di far molti soldi nel mentre lo si persegue, una prospettiva decisamente invitante ).

Quale potrebbe essere l’interesse strategico che muove alcuni operatori di mercato ? Decisamente lo smembramento e il depotenziamento europeo. Colpire l’Europa significa: 1) eliminare il concorrente forse più temibile per la diarchia USA – UK, tenuto conto che con la Cina c’è poco da fare; 2) riaprirsi la via del dominio incondizionato del territorio europeo secondo l’intramontabile principio del “divide et impera”; 3) eliminare una terza forza (USA – ( EU ) – Cina) riducendo la multipolarità a bipolarità, una riduzione di complessità. Male che vada si sono comunque fatti un mucchio di soldi e il dettato pragmatista è salvo.
Su cosa contano i mercati ? Sulla oggettiva precarietà della costruzione europea al bivio tra il disfacimento e un improbabile rilancio strategico verso progetti federali. Sulla distanza tra opinioni pubbliche e poteri politici che rende appunto “improbabile” un rilancio dell’iniziativa strategica europeista proprio nel momento di maggior crisi, dove si innalzano non solo gli spread ma anche la paura, l’ottica a breve, la difesa del difendibile ad ogni costo, la rinascenza dell’egoismo nazionale. Sulla oggettiva asimmetria tra Germania e resto d’Europa, una asimmetria strutturale che fa divergere gli interessi, ma più che altro la scelta del come far fronte ad un attacco del genere. È pensabile che tutta Europa pur di mettere a sedere in breve tempo la c.d. “speculazione” , concorderebbe facilmente e velocemente sulla possibilità di far stampare euro in BCE per riacquistare debito, magari a tassi politici (un 2% ad esempio ) ma per la Germania questo è semplicemente inaccettabile. Infine sia la Germania, sia la Francia, sia a breve la Spagna e un po’ dopo la Grecia avranno appuntamenti elettorali (nonché ovviamente l’Italia ) e questi condizioneranno in chiave “breve termine” e “nazionale” le ottiche politiche. Ciò potrebbe spiegare anche il: perché adesso ?

A ben vedere e se volessimo seguire l’ipotesi “complotto anglosassone” si presenta anche un obiettivo intermedio: poter premere per disaggregare l’Europa in due, tutti da una parte e l’area tedesca dall’altra (area tedesca = da un minimo della sola Germania, ad un massimo di Olanda, Austria, Slovacchia ? Finlandia ? Estonia ? con particolare attrazione nei confronti dell’ex Europa dell’Est).

L’euro rimarrebbe all’interno di una zona che avrebbe la Francia e l’Italia come poli principali, si svaluterebbe, perderebbe il suo potenziale di moneta internazionale concorrente del dollaro (diventerebbe, per quanto rilevante, una moneta “regionale”).

Il deprezzamento dell’euro, secondo alcuni analisti, era forse l’obiettivo primario di questa ipotizzata strategia. Il fine minimo sarebbe quello di riequilibrare la pericolante bilancia dei pagamenti statunitense, oltre agli obiettivi di geo monetarismo.

Altresì il “nuovo marco” si apprezzerebbe, chiudendo un certo angolo di mercato dell’esportazione tedesca cosa che faciliterebbe l’espansione dell’export americano che gli è, per molti versi, simmetrico.

Ciò che gli USA perderebbero per l’apprezzamento dollaro – nuovo euro (perderebbero in export ma guadagnerebbero in import, le bilance dei pagamento USA e UK sono le più negative nei G7) lo recupererebbero nel deprezzamento dollaro – marco, ma a ciò si aggiungerebbero tutti gli ulteriori benefici del dissolvimento del progetto di Grande Europa.

Il progetto Grande Europa guardava oltre che ad est anche al Nord Africa, al Medio Oriente ed alla Turchia, al suo dissolvimento questi, tornerebbero mercati contendibili.

Da non sottovalutare il significato “esemplare” di questo case history per quanti (Sud America, Sud Est Asiatico) stanno pensando di fare le loro unioni monetarie.

Una volta sancito il divorzio euro – tedesco, l’Europa quanto a sistema unico, svanirebbe in un precario ed instabile sistema binario ed avrebbe il suo bel da fare almeno per i prossimi 15 - 20 anni.

Una strategia geo politica oggi, non può sperare in un orizzonte temporale più ampio. Forse questa ipotesi ha il pregio di funzionare sulla carta ma molto meno nella realtà.

Il giorno che s’annunciasse questo cambio di prospettiva (anticipato da un lungo, lento e spossante succedersi di scosse telluriche) spostare la BCE a Bruxelles e riformulare tutti i trattati sarebbe una impresa a dir poco disperata. Con i governi in campagna elettorale poi sarebbe un massacro. Ma non è altresì detto che ciò che ci sembra improbabile in tempi normali, sia invece possibile o necessario in tempi rivoluzionari.

Il silenzio compunto degli americani sulla crisi dell’eurozona potrebbe testimoniare del loro attivo interesse in questa operazione. Se ci astraiamo dalla realtà e guardiamo il tutto con l’occhio terzo di un marziano, non un atto, non un incontro, non un pronunciamento se non quelli di prammatica (digitate Geithner su Google e troverete una pagina che riporta una sola frase:” l’euro deve sopravvivere[1]” dichiarato il 9.11.2011, un gran bel pronunciamento) , accompagnano la crisi del primo alleato strategico degli USA. La crisi è degli europei e gli europei debbono risolverla, questo il refrain che accompagna gli eventi. Quale terzietà ! Quale bon ton non interventista ! Quale inedito rispetto delle altrui prerogative sovrane !

Al silenzio americano, fa da contraltare il chiacchiericcio britannico dove Cameron non passa giorno (e con lui il FT, l’Economist e molti economisti a stipendio delle università britanniche ed americane ) senza sottolineare come l’impresa dell’euro non aveva speranze e ciò a cui assistiamo non è che la logica conseguenza di questo sogno infantile. Sulla tragica situazione dell’economia britannica avete mai sentito pronunciar verbo ?

Qualche giorno fa c’è stata una frase del tutto ignorata anche perché pronunciata dal Ministro degli Esteri francese Alain Juppé (le connessioni neuronali dei giornalisti sono sempre a corto raggio e soprattutto mancano sistematicamente di coraggio). Cos’ha detto Juppé? Relativamente alle notizie sull’Iran, ha pronunciato un pesante giudizio: “gli Stati Uniti sono una forza oggettivamente destabilizzante”.

Da ricordare il disprezzo americano che ha accompagnato l’ipotesi “Tobin tax” sostenuta virilmente da Sarkozy all’ultimo G20 e le impotenti lagnanze dell’Europa per lo strapotere non del tutto trasparente dei giudizi di rating, nonché le lamentale off record di Angela Merkel sull’indisponibilità anglosassone a dar seguito ai buoni propositi regolatori della banco finanza internazionale che si sprecarono all’indomani del botto Lehman e che sono poi diventati remote tracce nelle rassegne stampa.

Il punto è quindi tutto in Germania. O la Germania sceglierà il destino che le è stato confezionato da questa presunta strategia o avrà (un improbabile) scatto di resistenza.

Da una parte, il consiglio dei saggi dell’economia tedesca (la consulta economica del governo tedesco è una istituzione che è eletta direttamente dal Presidente della Repubblica) che ha nei giorni scorsi emesso il suo verdetto: tutti i debiti sovrani dell’eurozona che eccedono il 60% di rapporto debito/Pil vanno ammucchiati in un fondo indifferenziato e sostenuti dall’emissione di eurobond garantiti in solido dai singoli stati ognuno in ragione ovviamente della sua percentuale di debito in eccedenza.

Gli eurobond sicuri e garantiti spalmerebbero l’eccesso di debito in 25 – 30 anni, (quello della dilazione temporale è poi ciò che sta facendo la Fed che compra bond del Tesoro Usa a breve per farne riemettere a lungo).

Dall’altra parte la cancelliera tedesca agita lo spettro di una quanto mai improbabile rinegoziazione del Trattato di Maastricht in senso ulteriormente restrittivo e con diritto di invasione di campo nelle economie politiche nazionali da parte degli eurocrati di Francoforte. La Germania però non sembra potersi porre all’altezza dei suoi compiti strategici e probabilmente lascerà fare agli eventi.

Laddove una volontà forte, intenzionata ed organizzata incontra una volontà debole, dubbiosa e con competizione delle sue parti decisionali, l’esito è scontato. Vedremo come finirà.

[1] “sopravvivere” è il termine esatto che fa capire quale sarebbe il desiderio americano, un tramortimento, un depo tenziamento che non faccia tracollare la già più che certa recessione che ci aspetta nel prossimo decennio. Comunque al di là delle parole, nei fatti, l’empatia americana per la crisi europea è tutta in questa magra frase.

sabato 2 aprile 2011

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venerdì 1 aprile 2011

APPELLO: NO ALLA GUERRA. NO A QUALUNQUE GUERRA

APPELLO: NO ALLA GUERRA. NO A QUALUNQUE GUERRA
Inserito il 22 marzo 2011 alle 21:20:00

Indirizzo sito : http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=8601
Per aderire invia una e-mail a: paceinlibia@gmail


ITALIANI IN AMERICA LATINA LANCIANO IL SEGUENTE APPELLO CON RICHIESTA DI SOTTOSCRIZIONE E DIFFUSIONE


NO ALLA GUERRA IN LIBIA - NO AL CINISMO DI COLORO CHE LA DEFINISCONO "UMANITARIA" QUANDO TUTTI SAPPIAMO CHE È SOLO PER RUBARE:

- IL PETROLIO;

- I MILIARDI DI EURO E DI DOLLARI DELLE RISERVE INTERNAZIONALI DELLA LIBIA DEPOSITATI NEL SISTEMA BANCARIO FALLIMENTARE EUROPEO E STATUNITENSE E CHE, INFATTI, HANNO IMMEDIATAMENTE PROVVEDUTO A CONGELARE;

-I PACCHETTI AZIONARI CHE LA LIBIA POSSIEDE NELLE GRANDI AZIENDE DEI PAESI OCCIDENTALI, COME, AD ESEMPIO, L'UNICREDIT, LA FIAT, LA FINMECCANICA , LA JUVENTUS ECC..

NO ALLA SFACCIATA, VERGOGNOSA TRAGICOMMEDIA CHE HA COME PROTAGONISTI I BUROCRATI DELLE ORGANIZZAZIONI MULTILATERALI COME L'O.N.U., CHE VOGLIONO FARCI CREDERE CHE NOI, CITTADINI DEL MONDO, SIAMO TUTTI RIMBAMBITI E NON SAPPIAMO COSA STIANO FACENDO.

NO ALLA FACCIA DI PIETRA DEI GENERALI U.S.A. CHE NELLE CONFERENZE STAMPA PARLANO DEI BOMBARDAMENTI COME SE STESSERO RACCONTANDO UNA STORIELLA AI COMPAGNI DELLE LORO TRADIZIONALI "BARBECUE".

NO ALLA VIOLAZIONE SISTEMATICA DELL'ETICA E DELLA DEONTOLOGIA DEI CODICI PROFESSIONALI DA PARTE DI GIORNALISTI, COMMENTARISTI TELEVISIVI E CORRISPONDENTI DEI VARI TELEGIORNALI CHE CONFONDONO INFORMAZIONI CON OPINIONI, CHE RACCONTANO MEZZE VERITÀ, CHE TRAVISANO LE NOTIZIE SECONDO GLI INTERESSI DEI LORO "PADRONI". CHE NARRANO LA GUERRA COME SE SI TRATTASSE DI UNA FESTA PATRONALE E COME SE I BOMBARDAMENTI FOSSERO SOLO FUOCHI ARTIFICIALI.

NO A OBAMA, IL "PREMIO NOBEL DELLA PACE" DI QUESTO MONDO A ROVESCIO, TRASFORMATOSI IN COSÌ POCO TEMPO DA UNA SPERANZA AD UNA DELUSIONE, CHE SOMIGLIA OGNI VOLTA DI PIÙ AD UN PUPAZZO NELLE MANI DEI VAMPIRI DELL'UMANITÀ E DEL PIANETA, CHE, QUALI VENTRILOQUI, PARLANO ATTRAVERSO LA SUA BOCCA.

NO ALLA FACCIA TOSTA DEI CAPI DI STATO E DI GOVERNO DEI PAESI OCCIDENTALI CHE IN UN BATTER D'OCCHIO HANNO SMESSO DI FARE LA FILA PER INCHINARSI DI FRONTE A GHEDDAFI, ABBRACCIARLO, BACIARGLI LE MANI ED HANNO COMINCIATO A FARE A GARA NEL COMUNICARE IN DIRETTA TELEVISIVA E VIA SATELLITE LA QUANTITÀ DI AEREI, NAVI, SOMMERGIBILI, MISSILI "INTELLIGENTI" ED ARMI DI OGNI GENERE CHE SONO DISPOSTI AD APPORTARE ALLA COALIZIONE. TUTTO IL POTERE MILITARE DELLE LORO NAZIONI, LE PIÙ "SVILUPPATE, DEMOCRATICHE, CIVILI" DI QUESTO MONDO NELLA MACABRA CORSA PER DISTRUGGERE UN PAESE CHE HA MENO DI SEI MILIONI DI ABITANTI.

NO, PER LA PRIMA VOLTA, ALLE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE NAPOLITANO.

SI AL PRESIDENTE DEL VENEZUELA, HUGO CHÀVEZ, E DEI CAPI DI STATO DELL'ALLEANZA BOLIVARIANA PER L'AMERICA LATINA, SI ALL'UNIONE AFRICANA, CHE PROPONGONO LA ORGANIZZAZIONE DI UNA COMMISSIONE DI BUONA VOLONTÀ PER MEDIARE TRA I RIBELLI ED IL GOVERNO LIBICO ALLA RICERCA DI UN CAMMINO DI PACE.


Mimma Di Giovanni (Caracas - Venezuela)
e altre/i italiani in America Latina.
22 marzo 2011

PER SOTTOSCRIVERE L'APPELLO:


paceinlibia@gmail.com



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LLAMADO: NO A LA GUERRA. NO A CUALQUIER GUERRA

NO A LA GUERRA EN LIBIA - NO AL CINISMO DE LOS QUE LA DEFINEN "HUMANITARIA" CUANDO TODOS SABEMOS QUE ES SOLO PARA ROBARSE:

-EL PETROLEO;

-LOS MILES DE MILLONES DE EUROS Y DE DOLARES DE LAS RESERVAS INTERNACIONALES DE LIBIA DEPOSITADAS EN EL SISTEMA BANCARIO QUEBRADO DE LOS ESTADOS UNIDOS Y DE EUROPA Y, QUE DE HECHO, SUS GOBIERNOS HAN INMEDIATAMENTE TOMADO MEDIDAS PARA CONGELAR;

-LAS ACCIONES QUE POSEE LIBIA EN LAS GRANDES EMPRESAS DE LOS PAÌSES OCCIDENTALES, ENTRE ELLAS, EN LAS ITALIANAS UNICREDIT, FIAT, FINMECCANICA, JUVENTUS ETC.. ..

NO A LA DESCARADA, VERGONZOSA TRAGICOMEDIA PROTAGONIZADA POR LOS BURÓCRATAS DE LAS ORGANIZACIONES MULTILATERALES, COMO LA O.N.U., QUE PRETENDEN HACERNOS CREER QUE NOSOTROS, LOS CIUDADANOS DEL MUNDO, SOMOS TODOS UNOS TONTOS Y NO SABEMOS LO QUE EN REALIDAD ELLOS ESTÁN HACIENDO.

NO A LA CARA DE PIEDRA DE LOS GENERALES ESTADOUNIDENSES QUE EN LAS CONFERENCIAS DE PRENSA HABLAN DE LOS BOMBARDEOS COMO SI ESTUVIERAN CONTANDOLES HISTORIETAS A SUS COMPAÑEROS DE “BARBECUE”.

NO A LA VIOLACIÓN SISTEMÁTICA AL CÓDIGO DE ÉTICA Y DE DEONTOLOGÍA PROFESIONAL DE PARTE DE LOS PERIODISTAS, DE LOS COMENTARISTAS DE TELEVISIÓN, DE LOS REPORTEROS Y ENVIADOS ESPECIALES DE LOS VARIOS NOTICIEROS QUE CONFUNDEN INFORMACIÓN CON OPINIÓN, QUE CUENTAN VERDADES A MEDIA, QUE TERGIVERSAN LAS NOTICIAS DEPENDIENDO DE LOS INTERESES DE SUS “AMOS”. QUE NARRAN LA GUERRA COMO SI SE TRATARA DE UNA FIESTA EN HONOR AL SANTO PATRONO Y COMO SI LOS BOMBARDEOS FUERAN SOLO UNOS FUEGOS ARTIFICIALES.

NO A OBAMA, EL “PREMIO NOBEL DE LA PAZ” DE ESTE MUNDO AL REVÉS, QUE DE SER UNA ESPERANZA SE HA TRANSMUTADO TAN RAPIDAMENTE EN UNA DESILUSIÓN. QUE SE PARECE CADA VEZ MÁS A UN MUÑECO EN LAS MANOS DE LOS VAMPIROS DE LA HUMANIDAD Y DEL PLANETA QUE, COMO VENTRÍLOCUOS, HABLAN POR SU BOCA.

NO A LA CARA DURA DE LOS JEFES DE ESTADO Y DE GOBIERNO DE LOS PAÍSES OCCIDENTALES QUE, EN UN ABRIR Y CERRAR DE OJOS, DEJARON DE HACER COLA PARA RENDIRLE PLEITESÍA A GADAFI, ABRAZARLO, BESARLE LAS MANOS Y EMPEZARON A COMPETIR EN VIVO Y EN DIRECTO POR TELEVISIÓN PARA COMUNICAR EL NÚMERO DE AVIONES, BARCOS, SUB-MARINOS, MISILES “INTELIGENTES” Y ARMAS DE CUALQUIER TIPO QUE ESTABAN DISPUESTOS A APORTAR PARA LA COALICIÓN. TODO EL PODERÍO MILITAR DE LAS NACIONES MÁS “DESARROLLADAS, DEMÓCRATICAS Y CIVILIZADAS” EN UNA CARRERA MACABRA PARA DESTRUÍR UN PAÍS QUE CUENTA CON MENOS DE SEIS MILLIONES DE HABITANTES.

NO, POR PRIMERA VEZ, A LAS DECLARACIONES DEL PRESIDENTE DE ITALIA NAPOLITANO.

SI AL PRESIDENTE DE VENEZUELA, HUGO CHÁVEZ, A LOS JEFES DE ESTADO DE LA ALIANZA BOLIVARIANA PARA LOS PAÍSES DE AMÉRICA LATINA Y DE LA UNIÓN AFRICANA QUE PROPONEN LA CREACIÓN DE UNA COMISIÓN DE BUENA VOLUNTAD, PARA MEDIAR EN EL CONFLICTO ENTRE LOS REBELDES Y EL GOBIERNO DE LIBIA, EN BUSQUEDA DE UN CAMINO DE PAZ.


Mimma Di Giovanni (Caracas - Venezuela)
y otras/otros italianos en America Latina.
22 marzo 2011

PARA SUBSCRIVIR EL LLAMADO:


paceinlibia@gmail.com




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Prime adesioni:
Primeras subscriciones:



1- Mimma Di Giovanni - Caracas - Venezuela
2- Denise Zandonadi - Vitória - Brasil
3- Flavio Pellegrini - Brasile
4- Adriana Berbardotti – Buenos Aires – Argentina
5- Vito Bongiorno – Bonn – Germania
6- Massimo Recchioni - Repubblica CECA
7- Maria Rosa Arona – Buenos Aires – Argentina
8- Amelia Rossi – Buenos Aires – Argentina
9- Salomè Rosales - Venezuela
10- Barbara Meo Evoli - Venezuela
11- Gaia Capogna – Roma – Italia
12- Franco Magnani - Italia
13- Rita Fini - Allerona - ITALIA
14- Anna Zordan – Vicenza - Italia
15- Rodolfo Ricci - Roma – Italia
16- Paola Biancalana – Italia
17- Paolo Callori – Roma – Italia
18- Anna Dell’Occhio – Milano – Italia
19- Piersabatino Deola – Catania – Italia
20- Guglielmo Zanetta – Roma – Italia
21- Cesare Di Giacomo – Roma – Italia
22- Marinella Correggia – Torri in Sabina – Italia
23- Dania Avallone – Resp. ASPER Eritrea – Roma - Italia
24- Stefano Melis – Pabillonis - Italia
25- Fernando Buen Abad Domínguez - Universidad de la Filosofía - México City
26- REGULO GOMEZ – VENEZUELA
27- Adriano Mencarelli – Roma
28- William Anselmi – Canada
29- Zaida Rauseo – Venezuela
30- Mario Neri - Venezuela
31- Tiziano Consani - Italia
32- Luz Alvarado - Colombia
33- Javier Arrúe - Spagna
34- David Grosso - Venezuela
35- Antonina Maria Cascio - Cordoba - Argentina
36- Evelia Ochoa - Caracas - Venezuela
37- Annalisa Melandri - Attivita per i diritti umani - Italia
38- Carla Razzano - Roma - Italia
39- Giulio Santosuosso - Italia
40- Ennio Francesco Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
41- Graciela Brizuela - Cordoba - Argentina
42- Mark Bernardini - Mosca - Russia
43- Antonio Sanfrancesco - Potenza - Italia
44- Elia Pegollo - Italia
45- Stojan Spetic - ex Senatore del PCI - Membro Direzione FILEF - Trieste - Italia
46- Angiolina Lanza - Italia
47- Ippolito Simion - Roma - Italia
48- Mariadela Villanueva - Caracas - Venezuela
49- Claudio Marsilii - Basilea - Svizzera
50- Guglielmo Bozzolini - Zurigo - Italia
51- Cristiano Barracano - Ravenna - Italia
52- Bruno Brigandi - Madrid - Spagna
53- Cristiano Barracano - Italia
54- Odilon Barros - Rio de Janeiro -Brasile
55- Ferdinando Pesce - Rieti - Italia
56- Giulia Fiorillo - Pinerolo - Italia
57- Silvana Valpiana - Verona - Italia
58- Jean Paul Zanella Parcesepe - Caracas - Venezuela
59- Leone Zanella Bazzacco - Caracas - Venezuela
60- Rosa Parcesepe de Zanella - Caracas - Venezuela
61- Concetta Zanella de Rondon - Caracas - Venezuela
62- Antonieta Zanella Parcesepe - Caracas - Venezuela
63- Liliana Esther Reyna - Uruguay
64- Isa Carrascon - Caracas - Venezuela
65- Natale Pannulo - Caracas - Venezuela
66- Fuvio Merlo - Caracas - Venezuela
67- Nancy Guerra - Caracas - Venezuela
68- Celestino Stasi - Maracay - Venezuela
69- Giuliana Geremia - Caracas - Venezuela
70- Lira Millan - Caracas - Venezuela
71- Biagio Scudiero - Puerto La Cruz - Venezuela
72- Biomar Scudiero - Puerto la Cruz - Venezuela
73- Gimar Scudiero - Puerto la Cruz - Venezuela
74- Maybi Scudiero - Puerto la Cruz - Venezuela
75- Donato Scudiero - Puerto la Cruz - Venezuela
76- Antonio Mobilia - Caracas- Venezuela
77- Laura Volta Por la Mar - Margarita- Venezuela
78- Alessandro Carinelli - Caracas - Venezuela
79- Elio Gallo - Caracas - Venezuela
80- Concezio Zavatti - Caracas - Venezuela
81- Magira Lejandro - Puerto La Cruz - Venezuela
82- Pietro Altilio - Caracas - Venezuela
83- Luis Henrique Hernandez - Barcelona - Venezuela
84- Mario Diani - Rosario - Argentina
85- Mariela Fiorucci - Rosario - Argentina
86- Antonio Neri - Puerto la Cruz - Venezuela
87- Damaris Alcala Blanco - Puerto la Cruz - Venezuela
88- Maria Jade - Colombia
89- Alfredo Tepedino - Caracas - Venezuela
90- Maria Eugenio Tepedino - Caracas - Venezuela
91- Maurizio Conforto - Caracas - Venezuela
92- Francesco di Marcantonio - Caracas - Venezuela
93- Vincenzo Carracini - Caracas - Venezuela
94- Valeria D'Amico - Puerto la Cruz - Venezuela
95- Milagro Pinto - Caracas - Venezuela
96- Luisa Fabbro - Caracas - Venezuela
97- Ronna Fabbro - Caracas - Venezuela
98- Hubert Fabbro - Caracas - Venezuela
99- Giorgio Fabbro - Caracas - Venezuela
100- Mariella Rodriguez - Caracas - Venezuela
101- Giuseppe Di Mauro - Caracas - Venezuela
102- Pedro Tedeschi - Caracas - Venezuela
103- Antonietta Rivoltella - Puerto la Cruz - Venezuela
104- Beda Sancez - Caracas - Venezuela
105- Giordano Bruno Venier - Caracas - Venezuela
106- Marco Aurelio Venier - Caracas - Venezuela
107- Lisa Venier - Caracas - Venezuela
108- Fabio Avolio - Caracas - Venezuela
109- Marta Rocio - Maedellin - Colombia
110- David Osorio - Medellin - Colombia
111- Alessandro Vigilante - Salvador de Bahia - Brasile
112- Associazione "Senza Paura" - Genova - Italia
113- Maria Lemarie - Colombia
114- Massimiliano de Vecchis - Nueva Esparta - Venezuela
115- Ana de Vecchis - Nueva Esparta - Venezuela
116- Stefania de Vecchis - Caracas - Venezuela
117- Bruna Monestiroli - Caracas - Venezuela
118- Miguel Villalobos - Caracas - Venezuela
119- Sandra Neri - Caracas - Venezuela
120- Antonio D'Orazio - Pescara - Italia
121- Giorgio Cisbani - Italia
122- Judith Galarza - Messico
123- Orietta Caponi - Caracas - Venezuela
124- Mario Gabrielli Cossellu - Bruxelles - Belgio
125- Alicia Gabrielli - Bruxelles - Belgio
126- Angelo Saracini - Atene Grecia
127- Carlo Ruta - (Reporter) - Italia
128- Giordano Sivini - Italia
129- Jordi Font Bayó- Barcelona- Catalunya
130- Michele Bortone - Associazione LACEDONIESI E CAMPANI NEL MONDO - LUGANO - Svizzera
131- Axel Schumacher - Caracas - Venezuela
132- Maira Garcia - Caracas - Venezuela
133- Valentina Schumacher Garcia - Caracas - Venezuela
134- Marcos Del Roio - San Paolo del Brasile - Brasile
135- Bruno Erba - Italia
136- Luciano Devià - Brasile
137- Elenara Vitória CARIBONI IABEL - Porto Alegre - Brasile
138- Michele Pedrolo - Melbourne - Australia
139- Gabriella Bona - Ivrea - Italia
140- GABRIELLA COCCIOLI - Hannover, Germania
141- Anna Donnesi - Roma - Italia
142- Enrico Castagneri - ROMA - Italia
143- Giuliana Merotto - Montebelluna - Italia
144- Dobatella Dacunio - Italia
145- Elvis Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
146- Ursula Rodriguez - Caracas - Venezuela
147- Rosaura Ramirez - Caracas - Venezuela
148- Fausto Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
149- Wolfgang Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
150- Victor Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
151- Claudia Arrieta - Caracas - Venezuela
152- Rodolfo Arrieta - Caracas - Venezuela
153- Antonio Arrieta - Caracas - Venezuela
154- Carmen Luisa Guerra - Caracas - Venezuela
155- Omar Acosta - Caracas - Venezuela
156- Marietna Muñoz - Caracas - Venezuela
157- Victor Augusto Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
158- Giovanna Di Marcantonio - Caracas - Venezuela
159- Laura Lattanzi - Caracas - Venezuela
160- Alejandro Moreno - Caracas - Venezuela
161- Regina Moreno - Caracas-Venezuela
162- Valmore Amaris - Caracas -Venezuela
163- Rozabel Brito - Valencia - Venezuela
164- Jesus Torres - Valencia - Venezuela
165- Victoria Torres - Valencia - Venezuela
166- Andreina Torres - Valencia - Venezuela
167- Franca Giacobbe - Valencia - Venezuela
168- Arcangelo Manganelli - Valencia - Venezuela
169- Claudio Manganelli - Valencia - Venezuela
170- Maria Manganelli - Valencia - Venezuela
171- Gilberto Giraldo - Guarenas - Venezuela
172- Alexander Di Marcantonio - Puerto Piritu -Venezuela
173- Julia Brito - Puerto Piritu -Venezuela
174- Ivano Durante - Italia
175- Francesco Calvanese- Salerno - Italia
176- Carlo Cartocci - Roma - Italia
177- Daniella De Bernardinis - L'Aquila -Italia
178- Lidia Bazzanini - Roma - Italia
179- Centro San Floro - Buenos Aires - Argentina
180- Donatella Semproni -Roma -Italia
181- Chiara Cavallaro - Roma - Italia
182- William Grigsby Vado - (periodista, Radio La Primerísima) - Nicaragua
183- Giorgio Melis - Italia
184- ISA BUONOMINI - ASSOCIAZIONE UMANISTAN - VOCI DAL MONDO - Italia
185- Lis Daniel Correa - Puerto la Cruz - Venezuela
186- Mario Gallo - Maracay - Venezuela
187- Immacolata Diotaiuti - Caracas - Venezuela
188- Ada Martinez - Valencia - Venezuela
189- Colectivo Radio Comunitaria La Voz de Santa Rosalia, Consejo Comunal Nuestro Futuro - Caracas- Venezuela
190- Edgar Echagarreta - Caracas - Venezuela
191- Movimento Internazionalista LibertAmerica - Milano - Italia
192- Luis Alegria - Milano - Italia
193- Ivan Bedoya -
194- Rita Amabili - Canada
195- Roberto Malini-Scrittore-Gruppo EveryOne-Milano -Italia
196- Dario Picciau - Regista - G. EveryOne - Italia
197- Matteo Pegoraro - Scrittore - G. EveryOne - Italia
198- Steed Gamero - Fotografo - G. EveryOne- Perù
199- Ionut Ciuraru - Attivista - G. EveryOne- Romania
200- Fabio Patronelli - Attivista - G. EveryOne - Italia
201- Glenys Robinson - Traduttrice - G. EveryOne- Regno Unito
202- Clara Margarita Murano - Cordoba - Argentina
203- Roberto Beano - Italia
204- Olga Elena Figueras Pucci - Caracas - Venezuela
205- Mafalda Petrillo - Caracas - Venezuela
206- Alba Luz Guevara - Caracas - Venezuela
207- Josefina Terranova - Caracas - Venezuela
208- Pompei Aidè - Caracas - Venezuela
209- Di Giovannantonio Maria - Caracas- Venezuela
210- Di Flaviano Francesco - Caracas - Venezuela
211- Di Flaviano Angelo - Caracas - Venezuela
212- Giuseppe Milanese - Caracas- Venezuela
213- Carmen Josefina Bustamante - Caracas- Venezuela
214- Mariangela Milanese Do Nascimento - Caracas - Venezuela
215- Alessandra Milanese Mora - Caracas- Venezuela
216- Giancarlo Milanese - Valencia - Venezuela
217- Antenisca Camillotti - Caracas - Venezuela
218- Alberto De Flavis - Caracas - Venezuela
219- Lina Spina - Caracas - Veenzuela
220- Iaizzo Vincenzo - Caracas - Venezuela
221- Iaizzo Antonio - Caracas - Venezuela
222- Cenovia Borjas Grosso - Caracas - Venezuela
223- Rosana Belegotti - Montevideo - Uruguay
224- Bernardita Schaeffer - Venezuela
225- Fildef Adelaide - Australia
226- Luis Angel Bagli - Santiago del Estero - Argentina
227- Jorge Godinez Sanchez -
228- Iglis Restani - Milano - Italia
229- Armando Bee - Svizzera
230- Sergio Di Vita - Italia
231- Gioia Minuti - La Habana - Cuba
232- Luciano Bezerédy - ANPI-MARASSI - Genova - Italia
233- Maria Didonna - Italia
234- Tiziana Serra - Firenze - Italia
235- Claudia Cernigoi - giornalista - Trieste - Italia
236- Mario Adessi - Cordoba - Argentina
237- Renzo Bisin - Rovigo - Italia
238- Maria Silvio - Caracas - Venezuela
239- Giovanni Rosadoro - Caracas - Venezuela
240- Maria Freitas - Caracas - Venezuela
241- Vito Rosadoro - Caracas - Venezuela
242- Francesco Pagano - Caracas - Venezuela
243- Marcello Maggi - Caracas - Venezuela
244- Maria Pia Di Caro - Torino - Italia
245- Eduardo Gularte - (CECODE-Guatemala) Cosenza - Italia
246- Chiara Di Taranto -
247- Gabriel Pautasso - Argentina
248- Alexis Vasquez - Punta de Mata - Venezuela
249- Rómulo Albarracín - Cartagena de Indias - Colombia
250- Wanda Giuseppina Fragale - Argentina
251- Carlo Maregatti - Valencia - Venezuela
252- Pablo Zapata Marin - Nueva Esparta - Venezuela
253- Aurora Elena Baltodano Toledo - Italia
254- Mario Adessi - Cordoba - Argentina
255- Teresa Vagnoni - Caracas - Venezuela
256- Gino Barone - Caracas - Venezuela
257- Gino Alessandro Barone - Caracas - Venezuela
258- Avelina Rodeiro - Caracas - Venezuela
259- Angelica Sosa -
260- Fausta Menani - Italia
261- Alejandro Maldonado Fermín - Caracas - Venezuela
262- Joel Alfonzo - Venezuela
263- Antonietta Petrone - Venezuela
264- John Edgar Arrieta López -
265- Alberto Vilariño -
266- Silvia Dell'Amore - Italia
267- Irma Trani - Porlamar Isla de Margarita - Venezuela
268- Hortensia Salazar - Puerto La Cruz - Venezuela
269- Lourdes Cabeza - Puerto La Cruz - Venezuela
270- Alfredo Amoroso - Caracas - Venezuela
271- Vittorio Altilio - Caracas - Venezuela
272- Josef Pocheco - Puerto la Cruz - Venezuela
273- Socrate Ceballos - Puerto la Cruz - Venezuela
274- Lucia Ceballos - Anaco - Venezuela
275- Aracelis Romero - Puerto la Cruz - Venezuela
276- Felix Millan - Puerto la Cruz - Venezuela
277- Zulay Mejia - Barcelona - Venezuela
278- Jose Chacon - Barcelona - Venezuela
279- Giacomo Altilio - Caracas - Venezuela
280- Peppino Volpe – Roma – Italia
281- Massimo Chioccia - Italia
282- Katerine Camera - Bruxelles - Belgio
283- Luis Jimenez - Caracas - Venezuela
284- Paola Ficarotta - Caracas - Venezuela
285- Marcos Jimenez - Caracas - Venezuela
286- Betsy Algarra - Caracas - Venezuela
287- Rafael Torrealba - Caracas - Venezuela
288- Enza Ficarotta - Caracas - Venezuela
289- Oscar Migliavacca - Caracas - Venezuela
290- Elio Quaranta - Caracas - Venezuela
291- Attilio Di Massimo - Caracas - Venezuela
292- Rachele Di Paolo - Caracas - Venezuela
293- Pietro Ruggiero - Caracas - Venezuela
294- Antonio Di Giovanni - Caracas - Venezuela
295- Galileo Rosati - Caracas - Venezuela